Catechesi

Catechismo6

1   CHE COSA E’ LA FEDE?  

Partiamo da questa domanda

Tutti quanti voi siete credenti. Ci professiamo credenti, siamo sinceramente convinti di esserlo. Tra poco , dopo il vangelo noi diremo: “credo in Dio, Padre Onnipotente…..” ….Provate a chiedervi  che cosa è la FEDE?

Per molti “ credere” vuol dire …..andare in Chiesa

Per altri ….pregare molto

Per altri ancora è: osservare delle regole morali

Per altri ancora la fede è un insieme di desideri e di atteggiamenti rivolti a Dio o a qualche Santo per ottenere dei favori; e tutta questa ritualità/ cultualità si esaurisce non appena il bisogno o il pericolo sono passati

Per alcuni la fede è un vago riferimento a Dio…per me ci deve essere un Ente superiore……

A volte alcuni si vergognano di credere in Dio, si sentono un pò impacciati, a disaggio soprattutto quando devono manifestare la loro fede all’esterno perché pensano

  1. che non ha senso credere a ciò che non si tocca, non si vede, a ciò che non è controllabile con i mezzi tecnici

  2. Sentono un po di disagio perché hanno la sensazione……hanno paura di essere considerati dei sottosviluppati, dei cittadini di serie B:

         *la fede è una cosa da bimbi o da donnette

         *la fede va bene per i vecchi che sono vicini al redde rationem ma per le persone  mature è un peso,

Ma se ci pensate bene tutta quanta la nostra vita è fatta di atti di fede. Se ci pensiamo bene la nostra vita quotidiana……. non è un continuo fidarsi degli altri?.

Ogni giorno ci fidiamo di tanta gente che non conosciamo, ma che in qualche modo le affidiamo la nostra vita:

  1. -dal conducente dell’autobus che ci porta a scuola….a Pontedera……o a Pisa

  2. -al fornaio che ci vende il pane

  3. -al professore che ci spiega la lezione,

  4. -al medico che ci dà una cura,

La fiducia è essenziale anche nell’amicizia. Senza sincerità e fiducia non ci può essere amicizia. L’incredulità reciproca, la sfiducia sono la morte dell’amicizia…Dove poi la fiducia raggiunge il suo vertice è nell’amore, è nel matrimonio, dove la fiducia diventa condivisione di una vita in modo continuo e indissolubile

Verso tutte queste persone abbiamo la massima fiducia eppure sono esseri umani, limitati, mutevoli, fallibili.

In ebraico la parola FEDE  vuol dire appoggiarsi come chi si appoggia ad un muro, ad una roccia

Allora, quando diciamo “ credo in Dio…”

*noi affermiamo di volerci appoggiare a Dio perché lo ritiene una certezza;

*affermiamo di fidarci di Dio che si offre a noi per parlarci di realtà trascendentali;

*affermiamo di accettare il Dio di Gesù Cristo e, sulla sua parola, di accettare le sue vedute.

La Bibbia è piena di storie di uomini e di donne che hanno avuto fede in Dio.  E’ piena di storie di uomini e di donne per i quali la fede, è stata qualcosa di determinante nella loro vita: pensate ad Abramo, a Mose, ai Profeti, per arrivare alla Madonna, agli Apostoli. Si sono fidati di Dio, anche quando umanamente sarebbe stato più ragionevole non fidarsi.

Anche i Vangeli ci mostrano in continuazione uomini e donne che hanno avuto fiducia in Gesù: fiducia di venire guariti; altri di essere perdonati

Il cieco Bartimeo che sedeva lungo la strada a mendicare e che chiede la vista… E Gesù…..”va, la tua fede ti ha salvato”……Il centurione romano che chiede la guarigione per uno dei suoi servii….. La donna che seduta sulla porta del ricco epulone e si sente dire da Gesù” ….in Israele non ho trovato una fede grande come la fede di questa donna,”

 Allora per noi credenti il cristiano, noi cristiani dobbiamo essere persone che credono in Gesù, e quindi si appoggiano a Lui, si affidano a Lui.   

Il cristiano che crede in Dio accoglie la Sua presenza nella vita quotidiana senza ricerche di manipolazioni al di là di paure, di doveri da compiere, nella disponibilità a rimanere radicati in un amore non cieco o astratto, ma un amore concreto, vissuto, tale da coinvolgere la mente e soprattutto il cuore…,…ci appoggiamo a Dio perché lo riteniamo una certezza;

*il Cristiano si fida di Dio che si offre a noi per parlarci di realtà trascendentali;

*il Cristiano accetta il Dio di Gesù Cristo e, sulla sua parola, accetta le sue vedute.

. Purtroppo noi facciamo fatica a fidarci, non ci appoggiamo abbastanza a Dio. Molto spesso pensiamo di rivolgerci a Dio solo quando nella nostra vita qualcosa va storto.

Ma quello che è meraviglioso e che Dio non ci pianta mai in asso. Egli è stato sempre presente nella nostra storia personale, ha sempre agito in essa in modo unico e irripetibile, come unica e irripetibile e l’esistenza di ciascuno di noi. E Lui  è sempre desideroso di aiutarci.

Mi rivolgo ai ragazzi. Per spiegarvi che cosa è la fede vi faccio un esempio e capite subito. Immaginate di essere in un parco mentre fate volare un aquilone. Per mancanza di vento l’aquilone va a finire sopra un albero. Cosa fate per recuperarlo? L’unico modo per recuperare l’aquilone è quello di salire sulle spalle di un vostro amico e cercare di raggiungere i primi rami. Ma per salire sulle sue spalle dovete fidarvi di lui, dovete sperare che non vi lasci cadere oppure che non se ne vada.

La fede è questa: credere, riporre la propria fiducia in Dio e in Gesù.

In questo caso l’atto di fede è difficile, è un salto nel buio perché si scommette non sulle nostre certezze ma sulla fiducia di qualcuno, anche se questo qualcuno è Dio.

“Credere è fare un salto nel vuoto; ma questo salto non è un salto alla cieca, perché davanti a noi ci sta un trapezista più che affidabile”.

Chi siamo noi credenti? Siamo persone che fanno un salto nel vuoto, ma sappiamo che dall’altra parte ci sta un bravo trapezista che ci prenderà al volo e non ci mollerà.

Dobbiamo imparare saper dare fiducia non ad un Dio Onnipotente, astratto, ma a quella Parola di Dio che ci presenta il progetto  che Dio ha pensato per noi; dare fiducia a Gesù Cristo che è entrato da protagonista  nella storia umana e che attraverso il suo messaggio, i suoi gesti, le sue scelte ha trasformato radicalmente la nostra vita; dare più fiducia alla Chiesa che ne conserva la memoria, che ce ne dà una immagine viva

Ma se siamo pieni di noi stessi, se abbiamo la presunzione di essere autosufficienti, troveremo centomila ragioni per rifiutare questo incontro  con Dio.

 

2   L’ITALIA E’ ANCORA UN PAESE CRISTIANO?

NON SIAMO PIU’ IN U REGIME DI CRISTIANITA’

viviamo oggi in un tempo di grande indifferenza religiosa. C’è voglia di Dio, c’è ricerca di Gesù oggi?

       Tutti stiamo constatando un fatto:. In giro c’è una grande indifferenza generale

Le campane continuano a suonare, ma ci chiediamo : per chi?

 I segni di questa indifferenza sono sotto gli occhi di tutti:….Assenza alla messa domenicale, diminuzione dei Sacramenti; °rifiuto di alcune regole morali, oggi non esiste più il peccato….*per molta gente una religione vale l’altra e dunque non è necessario averne una…scarsità *di vocazioni… *proliferano maghi e sette che promettono facili paradisi e stupefacenti guarigioni da ogni sorta di male

Fino a qualche decennio fa non c’era bisogno di fare delle scelte personali per diventare cristiani, era naturale, veniva da sè perché vivevamo dentro una società cristianità,,,,,,,,,Essere cristiani era automatico,….si facevano nostre abitudini di vita condivise da tutti. Tutta la società portava in quella direzione

Oggi noi viviamo anche in una società materialista, che guarda soprattutto al benessere del singolo…..viviamo in una società composta da persone immerse…..che sono  sommerse da una miriade di attività, viviamo in una società che non ha più tempo, …..oggi non abbiamo piu tempo

Di conseguenza, la generazione adulta non trasmette più i valori cristiani ai i govani….e non li trasmette neppure ai propri figli. 

I grandi trasmettono  si degli obblighi ……sono però obblighi….. che sono osservati fino ad una certa età……..

Ma se il cristianesimo non è una religione composta da pratiche rassicuranti, da misture superstiziose ….o da riti abitudinari …..per lo più dettati da una pressione sociale ma è una fede in Gesù Cristo che orienta la vita, che cambia le persone, che determina una aggregazione, allora bisogna cambiare registro e tornare ad adottare una decisione personale e consapevole…

Si tratta di ritrovare il fondamento della fede cristiana: come si diventa cristiani?

Questa situazione nuova che si è creata, ci pone una questione fondamentale, senza pregiudizi: «Come si diventa cristiani?».

Molti sono diventati cristiani perché sono nati in Italia, sono venuti in Italia, o sono nati in una famiglia cristiana oppure sono rimasti colpiti dalla testimonianza dei cristiani. Ma il fatto di essere nati in Italia è soltanto l’occasione per entrare in contatto con la fede cristiana. Ma non basta l’occasione per diventarlo: perché si diventa cristiani per una libera scelta: «Se vuoi vieni …..vieni e seguimi…» disse Gesù.

Essere cristiani non è un obbligo per nessuno, non lo si diventa nè per tradizione nè per abitudine. Di fronte al racconto della storia di Gesù di Nazaret ci si può aprire alla fede oppure si può decidere di viverne al di fuori.

Si tratta di ritrovare il fondamento della fede cristiana e cioè si tratta di ripartire da Gesù Cristo, e non da ciò che si deve fare per abitudine o da ciò che la gente chiede per superstizione. Partire da Cristo apre nuove prospettive di vita, motiva in maniera radicale la partecipazione, instaura un dialogo e un’accoglienza finalizzati a diventare suoi discepoli e non soltanto a soddisfare una richiesta momentanea o a partecipare ad attività.

Non si ha più tempo di fermarsi……..per un incontro interessante per cucinare, per organizzare un viaggio, per un’attività sportiva,.

Grandi agenzie si sono organizzate per fornire (speculando) attività e per «vendere tempo». Tutto è preconfezionato, precotto, sponsorizzato, smerciato in eleganti ed accattivanti confezioni: gli alimenti, i viaggi, i campioni sportivi, i cantanti, i pellegrinaggi, i vestiti, gli incontri culturali, le idee…

Chi ha ancora il tempo di preparare la ricetta della nonna, di rivisitare la storia passata, di inseguire l’utopia futura? Chi ha il tempo e la pazienza di seminare e lasciar crescere, per poi discernere e cogliere ciò che è buono?             i

Gli interessi cambiano, i messaggi anche. Tutto si consuma in un breve arco di tempo-spazio per la povertà e per la limitatezza delle proposte, che si riferiscono sempre a situazioni contingenti, occasionali, a bisogni elementari, fondati sulla istintività e sulla passionalità immediata.

Tutto si brucia (moda, divi, personaggi, idee, modelli culturali, sociologici, psicologici, economici). Tutto va sostituito e rinnovato continuamente e rapidamente: non devono rimanere fondi di magazzino.

La stessa esigenza di cambiamento si traduce in una proposta consumistica, fondata sull’esteriorità e trova un valido supporto nel crescente e consolidato individualismo

 

3 Dio esce dal silenzio…..

Il titolo di questa mia riflessione è CREDO IN DIO ANCHE SE NON LO VEDO.

L’avete sentito anche voi qualcuno dire“se  Dio non lo vedo, non ci credo”….E ai loro occhi questa motivazione appariva come una grande prova scientifica.

Come si fa a credere in un Dio  che non si fa conoscere, che nessuno ha mai  visto( non giocherà mica a nascondino con noi?)…… Non sarà mica un’invenzione degli uomini che hanno bisogno di un Dio a loro uso e consumo per sentirsi rassicurati?

Ma quante cose non si vedono eppure sappiamo con assoluta certezza  che esistono:

  • Chi di voi ha visto il vento? Nessuno. Sappiamo che c’è perché vediamo le cime degli alberi piegarsi…..perchè le foglie si alzano da terra…..perchè una finestra sbatte…..perchè le fessure sibilano….perchè una barca a vela si sposta…. perche le nostre gote si raffreddano.. Siamo certi che il vento esiste dagli effetti che produce.

  • Nessuno di noi ha visto l’elettricità: ma i suoi effetti sono sotto gli occhi di tutti. Se non c’abbiamo una torcia sotto mano sono guai

  • Chi di noi ha visto l’aria? Noi sappiamo che c’è perché non potremmo vivere un minuto senza di essa

  • E chi di voi ha mai visto il pensiero? Ma potete dire che non esiste? Tutt’al più di qualcuno si può dire che ragiona con i piedi……

  • Chi di voi ha visto l’amore?; l’amore è più impalpabile del vento. Eppure non soltanto sappiamo che esiste, ma addirittura ne misuriamo l’intensità

  • Un bambino che è nel seno materno non vede nulla prima di nascere. Ma non dovrebbe dire che il mondo non esiste perché io non lo vedo. Perché noi gli diremmo:”abbi pazienza per altri due o tre mesi e poi vedrai tutto.

Allora una prima cosa da dire: di fatto non c’è una prova di carattere matematico o scientifico, un ragionamento stringente, per dimostrare che Dio esiste. Perché se ci fosse stata una argomentazione chiara, evidente, probante dell’esistenza di Dio, nessuno avrebbe potuto avere il minimo dubbio.

Ma mi lascia perplesso….mi fa dispiacere l’idea che per conoscere Dio devo aspettare la morte; come anche l’idea che Lui ci guardi, ma non si fa vedere.

 Allora ….è vero che Dio è un mistero, ma è altrettanto vero che ci sono  molti indizi che orientano verso la Sua conoscenza, una specie di rivelazione/prove di Dio accessibile a tutti.

  • Dio ci parla attraverso la bellezza del creato. Possiamo affermare che la natura, nella sua bellezza, nella sua armonia e nella sua varietà si è fatta da sola? Pensiamo alla bellezza di un fiore, alla grandezza maestosa delle montagne. E perché non pensare a quel miracolo grandioso che è la vita, nella quale siamo tutti immersi?

  • Dio ci parla attraverso l’ordine che c’è nelle cose.

    • Per qualcuno l’universo è cominciato dal nulla assoluto. Ma non è possibile perché dal nulla non viene nulla( zero+zero=zero)

    • Alcuni sostengono che l’universo è cominciato, si è fatto da sé stesso, grazie ad una immensa esplosione originale di una massa incandescente, il cosiddetto Big Bang….il grande botto avvenuto 15 o 20 miliardi di anni fa. E chi ha creato quella massa….quel gas, quella energia iniziale? perché per darsi l’esistenza doveva esistere di già

Quell’armonia richiede una mente ordinatrice che ha 

impresso nel caos una tale forza ordinata da far prendere  

all’universo questo aspetto ordinato

.  Tutto ciò che esiste, compreso il mondo 

         animale, non è tutto fatto a regola d’arte?. E per tutto questo  

         dobbiamo pensare ad una intelligenza ordinatrice

  • Ma anche l’uomo ci parla di Dio. E’ vero che lungo i secoli gli uomini purtroppo, hanno dato spesso il peggio di sé stessi, procurando dolori a tanti innocenti. Però è altrettanto vero che mentre gli animali sono sempre rimasti al punto di partenza…. gli esseri umani hanno dato prova di evolversi, di avere una dimensione che manca agli animali: una prova di esseri intelligenti e ricchi di sentimento.

  • Rimane l’ultima ipotesi, ed è quella vera, che l’universo è stato iniziato

dalla mente ordinatrice di Dio, il quale ha in sé l’esistere, non lo riceve da altri, ma lo può dare ad altri. ( pensate al treno con i vagoni ).

  • Voltaire diceva:” non è logico servirsi dell’orologio e poi negare l’orologiaio”.

Qualcuno dice: ma perché non si mostra? sarebbe meglio per Lui e sarebbe più convincente per noi??????

…..potremmo pensare che ….Dio si tiene nascosto, non si rende evidente per non forzare la nostra mano, per non costringerci a credere; si tiene nascosto per rispettare la nostra libertà di voler andare oltre.

Pensateci un poco: Se il Creatore ci apparisse in tutto lo splendore abbagliante della sua maestà e potenza, potremmo rifiutarci di credere? Saremmo costretti a buttarci in ginocchio. E invece ci presenta la sua proposta d’amicizia attraverso le spregevoli apparenze di un condannato a morte, attraverso un infame patibolo o attraverso le semplici forme di un’ostia consacrata.

Un secolo e mezzo fa, un poeta tedesco, Heine, scriveva:” suonano le campane a morto. Stanno celebrando i funerali di Dio”. Ma con buona pace di quel poeta, Dio non è ancora scomparso dalle contrade d’Europa, e noi siamo qui per riaffermare la nostra totale fiducia in quel Dio che ci spinge al bene e che vuole il nostro bene.

I nostri sono brutti giorni per Dio: perché adoriamo i nostri comodi e poi perché abbiamo paura di incontrarlo.

C’è qualcuno che ha scritto: ”Dio è un rischio”; ma anche l’amore è rischioso, eppure tutti vogliono correre questo rischio.

In questo minuto di silenzio  domandiamoci:

Vale la pena correre il rischio/Dio.?!?! Noi non dobbiamo svegliare Dio, ma dobbiamo riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, seguirlo.

Mi sono sforzato di dire qualcosa su Dio. Ho pensato a due strade una lunga e una breve. La prima lunga è la via della ragione che ci porta a scoprire molte cose di quel Dio del quale già ci ha fatto conoscere l’esistenza. La seconda strada è la via della Bibbia che ha il vantaggio sulla prima di essere meno complicata e di presentarci una carta d’identità di Dio molto più completa, più sicura e più bella. Teniamo presente la via della BIBBIA perché lo scopo di questa riflessione è quello di mostrare che il Dio in cui crediamo è del tutto diverso da quello che ci hanno presentato gli atei. Il Dio che ci ha presentato Gesù è un Dio piuttosto simpatico che fa venir voglia di parlare di lui, di parlare a lui, di dargli la nostra fiducia, di amarlo, di stargli sempre insieme. Proviamo

Dio non è un assurdo…..soltanto con Lui possiamo chiederci: che cosa dobbiamo fare? Che cosa possiamo sperare?

 

 Caro Signore,

ti ringrazio perché anche se non posso vedere te,

posso però vedere gli effetti che tu eserciti sulla gente.

Aiutami ad amare  Te in me.

Aiutami ad essere qualcuno

che mostri agli altri che tu esisti veramente. Amen

 

 

San Giovanni il Catechismo Parrocchiale

Catechismo1comprende le classi dalla III° Elementare fino alla III° Media.

Il CATECHISMO PARROCCHIALE a

San Giovanni è iniziato solennemente

Domenica 29 Settembre

con la Messa delle ore 11

 CATECHISMO PARROCCHIALE

 Martedi alle ore 15 la II° Media

Il Giovedì alle ore 18 la V° elementare

Il Venerdì alle ore 15.15 i ragazzi di IV° El. che si preparano alla Prima Comunione

                     alle ore 18.15 la I° Media

sempre il Venerdi alle ore 17 nel Saone la IV ELEMENTARE che si prepara alla Prima Comunione

                      Il Venerdì alle ore 18.15   I° Media

                      Il Venerdì alle ore 19 nella stanza sulla curva la III° Media che si prepara alla Cresima

Il Sabato  dalle 11 a 12 nella stanza sulla curva la Classe  3 ElementareV ° ELEMENTARE – alle ore 18..15 II° Media

 

 

  25fd6ef2-3aaf-459c-ab7e-28a7fba05af7 Riflessioni valide anche per l’anno 2024/2025

Cari genitori,

«Vogliamo conoscere Gesù», dissero agli apostoli alcune persone venute da lontano. Penso che questo sia anche il vostro desiderio per i vostri figli: far conoscere il Signore. E il Catechismo non è altro che questo: è un aiuto che la Parrocchia offre ai genitori per iniziare i propri figli alla vita cristiana, accompagnarli a diventare un certo tipo di persona,  aiutare i ragazzi a modellare i propri sentimenti, le proprie scelte tenendo fisso lo sguardo sui grandi valori evangelici. Tutti sappiamo quanto ce ne sia bisogno nella società attuale dove i modelli abbondano, ma sono quelli della spazzatura televisiva.

Attorno ai 7/8 anni i bambini entrano in un periodo di intensa curiosità intellettuale. Fioccano le domande di ogni tipo che nascono dalle prime esperienze di vita. E’ anche il tempo delle amicizie: i nuovi compagni allargano l’immagine della società che finora hanno conosciuto attraverso la famiglia. Più avanti, attorno ai 10-12 anni, saranno più disponibili alla vita di gruppo, pur cercando di oltrepassare i limiti che vengono fissati, in nome della loro libertà e a causa della loro esuberanza. E’ questa l’epoca in cui diventano più personali nelle loro scelte.

             Da questo capite bene quanto grande è la vostra responsabilità di genitori ed educatori cristiani. Grande è l’impegno e il sacrificio che il Signore vi chiede. Ma grande è anche la Be­nedizione del Signore sulla famiglia cristiana, questa piccola Chiesa domestica. Quello che fate per indicare il senso della vita, per illuminare il futuro dei vostri figli, è la dimostrazione del vostro grande amore per loro.

Ma oggi assistiamo ad un fatto innaturale e sorprendente: invece di essere i figli a guardare e imitare gli adulti, e da loro trarre un insegnamento, sono gli adulti ( leggi: i genitori ) a guardare ai giovani e a lasciarsi condizionare da loro.

E’ normale che un ragazzo si senta più portato ad evitare ciò che sente faticoso e a preferire il gioco, il divertimento, il piacere. Ma in certi casi interviene l’adulto per fargli capire la bontà o la necessità, per l’oggi e per il domani, di certe altre scelte. Se i vostri ragazzi vi dicessero di non voler andare più a scuola, non credo che voi rispondereste loro: “ fai come voi”. Ma vi mettereste lì con santa pazienza a convincerli che lo studio è importante e che nella società di oggi è importante, se non necessario, anche un pezzo di carta rilasciato da una Scuola.

Questo impegno/attenzione non succede per quanto riguarda la fede e la religione: ”se non vuoi andare al catechismo…..alla Messa….se non vuoi fare la Cresima…fai come credi….tanto oggi non ci si sposa più in Chiesa…….”. Queste sono le risposte di alcuni genitori!!!!. Ma queste risposte ci sono perché per alcuni adulti la fede, i valori che derivano dal Vangelo sono moneta senza valore. Se un adulto si rimette alle decisioni del proprio figlio perché non vuole crearsi dei problemi, perché ha tante cose a cui pensare, perché….perchè…..perchè, viene meno al suo naturale compito di educatore.

Un genitore è come la guida alpina: la guida non si accontenta di accompagnare, ma soprattutto insegna, guida dove mettere le mani e i piedi. Un genitore accompagna…..cioè va avanti insieme al proprio figlio, è un ricercatore anche lui di Dio, ed è lui che si arricchisce per primo di ciò che scopre insieme ai suoi figli. Basta un po di pioggia e il numero dei bambini del catechismo si dimezza. Ma il problema non si pone se c’è un torneo di calcio e sta diluviando: lì ci sono tutti.

Ho voluto condividere con voi il dispiacere che è nato in me in questi ultimi due o tre anni nel constatare la poca partecipazione al Catechismo settimanale dovuto sia per gli impegni sportivi ma anche per il poco impegno dei genitori.

Questa lettera arriverà sia ai genitori che continuano a mandare i propri figli al Catechismo, sia a coloro che lo hanno frequentato fino al Maggio del 2022.

A voi che portate avanti questo impegno un ringraziamento sincero e un augurio ad essere dei genitori sempre presenti, ma con discrezione, nella vita dei vostri figli.

A coloro, invece, che hanno messo da parte questo impegno va l’invito a non giocare allo scaricabarile (“ siete voi preti che ci allontanate dalla Chiesa”) ma ad approfondire le motivazioni che vi ho offerto.

Con affetto

                                                                                                         Il vostro Parroco Don Paolo

Oggi, si trasmette ancora la fede ai giovani?

Dire «educare i ragazzi alla fede» fa pensare a tempi in cui era possibile farlo, anzi era pacifico; si pensa agli anni in cui la catechesi trasmetteva i valori e la fede in modo quasi automatico, ricercando solo il modo più adatto per interessare i ragazzi e farli stare buoni.

La fede, si sa, non si trasmette come fosse un pacchetto, una dimostrazione matematica o un programma da inserire nel computer. E nemFamiglia1meno può essere qualcosa che viene proposto ai ragazzi a forza, mentre non ne hanno interesse e si mettono sulla difensiva. La fede dovrebbe coinvolgerli e diventare per loro fonte di riuscita personale.

Il problema esiste                    

L’urgenza che i ragazzi continuino a credere dovrebbero sentirla soprattutto i genitori, e invece essi rinunciano  spesso ad accompagnarli nella fede. Questa urgenza la sentono gli educatori cristiani, che vogliono trasmettere qualcosa che ha permeato la loro vita e trovano attorno a sé un interesse troppo debole mentre vedono i giovani cercare la felicità e la realizzazione personale su strade sbagliate.

Per molti di loro la pratica religiosa diventa inconsistente man mano che diventano grandi e pensano con la propria testa. «lo non so perché vado in chiesa», dice Eric, un ragazzo di Milano. «Forse per non sentirmi solo. Ho dei dubbi sulla religione… Più ci penso, meno ci credo. Non so come dire… Ho cominciato ad avere i primi dubbi attorno ai 12 anni…». «Per me non è gran problema…», dice un altro: «ci andavo quand’ero bambino (sorride)… Ma questo non mi ha mai davvero interessato. Forse me ne occuperò quando sarò vecchio (sorride)… O chissà, fra qualche anno…».

È la nostra sfida

 In realtà lo stato d’animo dei giovani è quello di sempre: il timore di perdere la propria libertà, il bisogno di ricevere risposte più chiare e convincenti, la paura di dover sottostare a regole di vita. Dentro molti cova l’idea che la religione ti tolga qualcosa, che non sia qualcosa di bello e di positivo, che se ne possa fare a meno.

È questa comunque l’atmosfera che respirano i ragazzi, ed è la grande sfida di chi oggi è chiamato ad annunciare il Vangelo.

   

    COSA IMPARA MIO FIGLIO AL CATECHISMO?

Al di là della conoscenza dei contenuti della fede

È facile conoscere i contenuti del catechismo: basta sfogliare uno dei catechismi che usano i ragazzi. Ma non è altrettanto semplice dire che cosa un bambino impara realmente durante questi incGiovani30ontri a cui partecipa. Perché dipende da tante cose: dall’interesse del bambino e della sua famiglia, dalla preparazione e abilità del catechista, dalle metodologie impiegate, dal clima di gruppo e dal numero dei ragazzi coinvolti…

L’obiettivo è pensare in modo cristiano

Negli ultimi anni, poi, sempre più spesso i catechisti si trovano a confrontarsi con bambini che provengono da situazioni tra loro diversissime. Molti, pur chiedendo di partecipare al cammino di iniziazione cristiana, sono completamente digiuni di esperienza e privi di conoscenze in ambito religioso. In questa estrema varietà emerge però un principio chiaro, che i vescovi hanno ribadito negli ultimi Orientamenti per la catechesi, e che costituisce lo scopo ultimo di ogni azione catechistica: guidare bambini e ragazzi, con la parola e la testimonianza, affinché imparino a «pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose».

Imparano a porsi domande

Non è facile trasmettere oggi tutta la ricchezza dei contenuti del cristianesimo, e per questo i catechisti si sforzano di trasmettere una mentalità, un modo di vivere le proprie esperienze, lo stile cristiano. E lo stile cristiano viene mediato, in primo luogo, attraverso domande come queste: «Che cosa farebbe Gesù in questa situazione?»; «Che cosa pensi che direbbe Gesù adesso?». Pensare secondo Cristo infatti significa leggere il reale attraverso il Vangelo.

Pensare secondo Cristo attraverso tutte le cose, invece, significa scoprire quanto di cristiano c’è nei gesti di ogni giorno, e correggere ciò che cristiano non è. Quanto di cristiano c’è, p. es., in un genitore che si sacrifica per un figlio? E quanto di cristiano bisogna ancora introdurre in chi rovina, sporca o distrugge le cose comuni?

Sapere che i propri figli imparano a farsi domande come queste mi pare un motivo più che valido per accompagnarli nel cammino catechistico.

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LA FAMIGLIA soggetto essenziale della iniziazione dei ragazzi alla fede

Se riandiamo con i ricordi all’epoca della nostra infanzia e prima adolescenza riconosciamo che i primi catechisti sono stati i nostri genitori, le zie e i nonni. E’ da loro e con loro che abbiamo imparato a conoscere Gesù, che abbiamo imparato a pregare, che abbiamo impaGenitori e figli2rato a vivere la bellezza della vita cristiana.

Le Suore, il Parroco erano certamente importanti nell’educazione cristiana dei ragazzi, ma sicuramente l’influenza dei nostri genitori, il rapporto affettivo che ci legava a loro, la consuetudine quotidiana di vita con loro, la testimonianza della loro vita, questo era il primo insegnamento, il più incisivo e determinante nei nostri confronti. Noi abbiamo imparato ad amare non perché qualcuno ci ha fatto un corso sull’amore, ma perché abbiamo visto, sperimentato la bellezza dell’amore nella nostra famiglia.

Si dice sempre che i ragazzi sono «spugne», che assorbono per osmosi ciò che vivono e amano i genitori, siamo soliti ripetere che i bambini imparano per imitazione. Voglio fare degli esempi che evidenziano questa presenza educativa dei genitori nella vita dei propri figli. Sano esempi molto semplici, che rispecchiano la vita quotidiana di una famiglia.

Quando un genitore vuole iniziare alla gratitudine i suoi figli, non si limita a invitare a dire “grazie” al momento giusto, ma suggerisce il gesto opportuno, mostra egli stesso per primo il sorriso con cui si riceve qualcosa di gradito, invita a non strappare con prepotenza le cose di mano al fratellino che non sa difendersi.

Quando un Papà vuole introdurre al perdono, invita certamente a chiedere scusa, ma non si accontenta dell’espressione verbale a denti stretti. Chiede che ci si dia la mano, che ci si abbracci, che si giochi insieme condividendo quel giocattolo, che era stato causa del litigio.

Quando una mamma insegna a pregare, non si limita a ripetere le formule: prega con lo sguardo, con le mani, con il sorriso, con i gesti, con una pausa di silenzio.

Questi piccoli esempi e molti altri che possiamo ricavare dalla nostra esperienza quotidiana, ci confermano ( come dice Papa Francesco ) che le occasioni per introdurre i nostri ragazzi al BELLO, al BUONO, al VERO della vita, sono tanti e tante sono le attitudini che possiamo mettere in gioco: la mente, il cuore, i sensi, la parola.

Sappiamo anche quanto è difficile, oggi, essere aperti a questi valori e conosciamo tutta la fatica per viverli e trasmetterli. Ma nello stesso tempo, costatiamo quanto questi valori sono presenti nel cuore e nel desiderio dei nostri ragazzi, basterebbero solo alcune attenzioni educative da parte nostra ( educatori, catechisti, genitori ) per farli emergere nel vissuto di ogni giorno.

Forse abbiamo bisogno di credere di più, di aumentare la nostra fede e vivere una vita spirituale più approfondita.

 Oggi come oggi non possiamo dire che manchino le occasioni per approfondire la nostra fede. Forse dobbiamo ammettere che manca un po’ più di coraggio e di Buona Volontà per partecipare.

L’atteggiamento peggiore sarebbe l’indifferenza e questo sarebbe un male grave, perché ci meriteremmo ciò che si legge nel libro dell’Apocalisse riguardo la Chiesa di Laodicea. Possiamo anche riflettere personalmente su questo, ma quello che vale di più è partecipare ai vari incontri programmati dalla Parrocchia.

Ma le famiglie di oggi non sono sempre questa presenza idilliaca. La crisi familiare non solo ha messo in forse il rapporto uomo/donna ma anche il rapporto educativo genitori/figli facendo mancare loro quei punti di riferimento che venivano dalla fede.

La catechesi è un cammino che i ragazzi devono fare insieme con i loro genitori. Se i ragazzi percepiscono che il catechismo, e più in generale la fede, è una cosa importante solo per loro, ma non per i genitori, allora concludono che non è importante nemmeno per loro. Se il catechismo è per la vita, e non solo per le scadenze sacramentali, i genitori che affiancano i loro figli in tutta la loro vita sono loro i primi che devono aiutare i loro figli a tradurre nelle vicende quotidiane l’esperienza di Gesù presente e vivo. Inevitabilmente il catechismo parrocchiale si limita a un tempo circoscritto durante la settimana, ma i genitori condividono in qualche modo con i loro figli tutti gli aspetti della loro giornata: scuola, tempo libero, amicizie, attività sportive, culturali, sociali ecc. In questo senso l’educazione cristiana ad opera dei genitori è preziosa proprio perché essi possono educare al senso cristiano della vita, di tutta la vita, stimolando i ragazzi ad affrontare tutte le loro esperienze alla luce di quell’incontro con Gesù che offre il significato pieno e definitivo della vita, che offre l’unica risposta vera e risolutrice al nostro bisogno di felicità.

In questa indifferenza generale nei confronti della fede la famiglia è tentata di “delegare”. Si delega agli insegnanti, alla scuola la cultura come si delega alla parrocchia l’educazione religiosa

Si affida cioè l’educazione dei figli ad altre agenzie educative perché, o non ci si sente all’altezza, o specialmente per certi temi, quali l’educazione sessuale, non ci si considera preparati o, come per l’educazione religiosa, ci si sente incompetenti. Ecco, avallare con il nostro atteggiamento questo orientamento sarebbe favorire una pericolosissima deresponsabilizzazione.

Un’altra cosa da evitare è quella di subire passivamente la domanda di catechismo da parte della famiglia. Talvolta la richiesta dei genitori è motivata dalla consuetudine, da una sorta di adempimento sociale, di scadenza burocratica, per cui a una certa età bisogna fare la prima comunione o la cresima. Anche questo atteggiamento dei genitori è un modo per deprezzare l’importanza della fede agli occhi dei bimbi.

 Ci sono alcuni genitori che non contestano affatto la Chiesa, che sono disposti a eseguire tutte le nostre richieste e a sottostare a tutte le nostre condizioni, ma non hanno capito il significato vero della proposta che facciamo con il catechismo. Mi ricordo sempre che quando ero giovane, nella parrocchia in cui mi trovavo, una mamma mi disse: «Certo che il mio figliuolo deve fare il catechismo per la cresima, perché se no oggi o domani, quando vorrà sposare come potrà fare»? Evidentemente per quella signora la cresima era un certificato e il catechismo lo strumento per ottenerlo.

Un errore, infine, che capita non di rado e che forse hai potuto verificare anche tu, è quello di alcuni genitori che autorizzano per i loro figli, tutto, catechismo, Messa la domenica, frequentazione della parrocchia, ma senza alcun segno, anche minimo, da parte loro, di partecipazione alla vita della comunità cristiana. Si tratta di un segnale contraddittorio per i figli.

Da una parte si consente il percorso di formazione alla vita di fede e dall’altra si sconfessa con la vita e l’esempio il valore del percorso che pur si offre ai propri figli. Il ragazzo registra così una dicotomia che col tempo si rivelerà estremamente negativa per la sua crescita e per il suo equilibrio.

Se parrocchia e famiglia sono due comunità educanti possono e devono camminare insieme.